Bertrand Dutrannois ci accoglie nella sua casa di Etoy (VD), dove da circa 20 anni vive con la moglie. La figlia ha 21 anni e studia in Belgio. Mentre prepara il caffè, esclama: «In questa cucina le cose cambiano continuamente di posto!» Il suo senso dell’umorismo lo aiuta a sdrammatizzare, anche se a volte è un po’ perso. Sugli armadi non ci sono post-it per indicare cosa contengano, però sull’agenda si appunta tutto e nel diario scrive ciò che fa, pensa, sente. La lista delle cose da fare la annota su una lavagna.

Quando ha ricevuto la diagnosi aveva 53 anni. A causa della pandemia pochi mesi prima aveva perso il lavoro come addetto alla logistica con specializzazione in esportazioni e trasporti internazionali. «Già allora sentivo che qualcosa non andava. Io che ero sempre stato molto attento e organizzato, mi dimenticavo delle cose. Ed ero esausto, cosa che poteva lasciar presagire un esaurimento.»
I sintomi gli erano però già familiari, visto che anche sua madre si era ammalata di Alzheimer, anche se a un’età più avanzata. Quando ha ricevuto la diagnosi non era dunque sorpreso. Ciononostante racconta di «non aver reagito bene». La malattia gli creò presto problemi sul lavoro. Prima di annunciarsi come disoccupato, Bertrand ha comunque provato a iniziare un nuovo lavoro. «L’impresa lavorava con un software SAP che conoscevo bene e che avevo usato anche come istruttore. Sono rimasto quattro giorni, ma a lavorare proprio non ci riuscivo» racconta.
 

Un pratico per ricominciare
Dopo aver ricevuto la diagnosi ha dovuto fare la trafila burocratica tra l’ufficio disoccupazione e quello dell’AI, presso il quale ha poi inoltrato richiesta per ricevere una rendita. Mentre aspettava la decisione, l’AI lo ha indirizzato a una fondazione che accompagna le persone nel reinserimento e riorientamento professionale. È seguita una lunga fase di colloqui, valutazioni e bilanci delle sue competenze per capire quale tirocinio finanziato dall’AI e in quale azienda offrirgli. «Dall’inizio sapevo che pratico avrei voluto fare: mi vedevo nella logistica, a riordinare palette e impilare scatoloni. Avevo bisogno di tenermi occupato.» 
Il pratico l’ha svolto nel primo semestre del 2022 in un’impresa che l’aveva impiegato nel carico della merce. Non poteva svolgere compiti di organizzazione e coordinamento, che durante la sua lunga vita professionale erano stati tra i suoi punti di forza.  Era però contento di aver trovato un impiego e apprezzava il contatto con i colleghi. Quest’esperienza lo ha aiutato a sentirsi meglio. I suoi superiori apprezzavano l’impegno ma erano anche consci delle sue difficoltà: sotto pressione Bertrand non riusciva a contare la quantità giusta di merce da caricare sui camion, il che è di grande importanza, visto che un camion pieno di merce costa e non può aspettare. Quando il pratico si è concluso, si è conclusa anche la sua carriera lavorativa.
 

Il bisogno di parlare con gli altri
Bertrand Dutrannois parla apertamente della sua malattia sia in ambito familiare, sociale che professionale. «Ho deciso di non nascondere nulla. Così mi sento più a mio agio con gli altri.» Il suo medico presso il Centre Leenaards de la Mémoire a volte gli chiede di parlare con studenti o ricercatori. «Sono fortunato, di riuscire ancora a raccontare di me. È importante. Così contribuisco a far cadere i tabù sulla mia malattia.»
Durante le vacanze Alzheimer per giovani malati a Serpiano, dove è già stato due volte, ha potuto parlare con altre persone nella sua stessa situazione e ne ha tratto grande giovamento. «Si tratta di una vacanza con i fiocchi: sono riuscito a rilassarmi davvero.» L’esperienza di dialogo e scambio l’ha portato a entrare in un gruppo per giovani malati di Alzheimer che si tiene a Sion. «Finché ero disoccupato, potevo recarmi lì senza problemi. Con il pratico non è però più stato possibile.» Ha quindi pensato di organizzare lui stesso un gruppo di dialogo a Losanna con l’aiuto della volontaria che l’aveva assistito a Serpiano.  «Nel gruppo ci sosteniamo, parliamo e ci scambiamo esperienze, «senza imbarazzi né tabù. Possiamo dire tutto ciò che preferiamo non rivelare ai nostri familiari per non preoccuparli.» Per concretizzare il progetto, Betrand e la ex assistente si sono rivolti ad Alzheimer Vaud.  A novembre 2022 si è tenuto il primo incontro presso la sede dell’associazione. «Un primo passo necessario.» Per il 2023 sono previsti altri incontri mensili.
 

La vita giorno per giorno
Nell’autunno del 2022 l’AI gli ha comunicato che gli avrebbe concesso la rendita, senza però fargli avere spiegazioni in merito. «I tempi d’attesa sono lunghi, troppo lunghi. Bisogna portare pazienza. La decisione in mio favore è comunque già un fatto positivo.» Nel frattempo gioca a bocce, passeggia e va in bici. E si prepara: ha rinnovato la patente rifacendo il test, ha trovato un nuovo medico che abita a soli 150 m da casa e, in accordo con la moglie, ha venduto la casa nel sud della Francia per assicurarsi dal punto di vista economico. «Al momento la situazione non è disperata. Per ora non mi perdo. A volte faccio fatica a trovare l’auto: la prossima sarà blu a pois verdi.» Di nuovo fa una battuta, per non scoprire tutte le sue carte. E alla fine, con un tocco filosofico, afferma: «Vivo alla giornata e prendo ciò che la vita mi regala di buono.»